Ho due problemi con i libri: il primo è che sono noiosa e pedante, ho l'ossessione per la bella scrittura e faccio fatica a leggere gran parte dei romanzi contemporanei di genere. Diciamo che più che altro li ignoro. Soprattutto ignoro le saghe famigliari perchė, oltre a essere noiosa e pedante, ho una difficoltà estrema nel capire le parentele (pure le mie, quelle reali intendo. Ho una marea di cugini che non saprei minimamente dove collocare) così che al primo cugino dell'amico del fratello del pronipote sono già sclerata abbondantemente e mi sono rifugiata in un mattonazzo classicone possibilmente un po' sperimentale e over 400 pagine perché, per quanto possa sembrare segno di squilibrio mentale, lo trovo più rassicurante. L'altro problema che ho con i libri è che faccio molta fatica a leggere quelli delle persone che conosco, un po' perché mi sembra un dovere e rifuggo all'idea di leggere qualsiasi cosa per dovere, un po' perché temo la fatidica domanda: cosa ne pensi? Io non sono una critica letteraria e leggo solo ed esclusivamente per piacere. Nello stesso tempo mi è rimasto l'imprinting della rompi******ni datomi da lunghi anni come lettrice, con periodi di due libri letti e schedati al giorno anche per 30 giorni al mese, vi lascio immaginare. In alcuni casi dovevo scrivere lettere di rifiuto, che sono poi un concentrato di complimenti stroncato a metà da un TUTTAVIA capace di deprimere anche i più stratosferici livelli di autostima. Così ancora oggi mi accade di leggere molte opere contemporanee con in testa quel TUTTAVIA, di cui per riflesso vado alla ricerca spasmodicamente, perché allora, quando facevo la lettrice, appena trovavo un plausibile TUTTAVIA il mio lavoro era pressoché concluso. Una liberazione, insomma. Quindi immaginate cosa abbia significato, per me, non solo leggere un libro contemporaneo, non solo il libro di una conoscente ma proprio di un'amica, peggio, di una collega, ecco non solo tutto questo, ma un romanzo che è (anche) una saga famigliare. Panico. E invece. Anzi: TUTTAVIA c'è stata una bella serie di 'tuttavia' al contrario. L'impromissa è un romanzo tutto incentrato sulla trama, in cui i fatti contano più delle parole, una storia d'amore avviluppata a una storia famigliare, con fratelli e fratellastri e cugini e zii e nonni e altro che non posso rivelare. TUTTAVIA Chiara ha un senso del ritmo impressionante, tutto si incastra alla perfezione, perché lei sa perfettamente dove interrompere e come riprendere, che spazio dare a ogni scena, come calibrare dialoghi e descrizioni, e questo le viene naturale, e si sente, non c'è forzatura in questo romanzo, non c'è nulla di finto o posticcio o troppo 'scuola di scrittura'. E non basta, perché L'impromissa è pieno di parenti e incasinamenti per una testa come la mia, TUTTAVIA Chiara tratteggia personaggi che escono dalla pagina, e ti si presentano davanti, e quando conoscerete Alli o Pietro, ma anche Lisa (un personaggio che da un punto di vista squisitamente letterario ho particolarmente amato), o Agata, Enrico, Virginia, ecc, vi sarà subito e per sempre chiaro chi è chi e che ruolo ha nella vicenda. Poi c'è la questione dell'ambiente. La campagna, la terra. Io sono donna di città e di mare, se sogno un paesaggio sogno New York gelida di neve o un'isola sperduta della Polinesia, al limite le montagne se mi regalano un ghiacciaio e pietre nere, oppure un deserto, uno spazio sconfinato. Cosa me ne faccio di una fattoria nell'entroterra ligure? TUTTAVIA ho amato anche quella terra buttata tra i due versanti di una collina in Valpolcevera. E anche io ho pensato che no, non la si poteva abbandonare in nessun modo. Da ieri, quando ho chiuso l'ultima pagina del libro, penso a un albero di fico e ai grilli verdi. Li ho sentiti cantare, stanotte, mentre ero ancora in Sardegna, sul terrazzo, sotto le stelle, sola, lontana dal mondo, e mi è scappato un sorriso: è stata come una promessa d'amore. C'è un terzo problema che ho con i libri: dimentico le trame alla velocità della luce. Dimenticherò anche questa, non ho dubbi, e TUTTAVIA non penserò mai più ai grilli nello stesso modo. Oggi ho dovuto subito contattare Chiara e chiederglielo: ma è proprio vera la storia dei grilli verdi? Non sapete quanto sia stato importante per me avere una risposta. È questa la magia delle storie, che a un certo punto, qualunque cosa accada nella tua vita, non c'è nulla di più importante che sapere se la faccenda dei grilli verdi sia vera o no, e se c'è un albero di fichi o qualunque altro posto a cui tornare, per avere la certezza che niente è andato perduto. Come si legge nella sua biografia, Chiara è una mamma e un'insegnate e (ma questo non c'è scritto) come tutte le scrittrici ogni tanto si fa assalire dai dubbi, e TUTTAVIA continuerà a scrivere, a raccontare storie, perché non ne può fare a meno e perché lo sa fare, e io continuerò a leggerle perché lei è un'amica e una collega e TUTTAVIA non mi ha mai chiesto Cosa ne pensi? e se ho voglia di dirglielo in questo lungo post è proprio perché non mi ha mai fatto questa domanda. E perché L'impromissa è un libro distante da quelli in cui mi rifugio di solito, e TUTTAVIA è un libro bellissimo, che nonostante la mia smemoratezza non dimenticherò ogni volta che sentirò un grillo cantare, e sarà di nuovo estate.
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Lacrime …….
Ed ecco che la lacrima è scesa nel leggere questo post…. ❤️