Arrivo nella mia SECONDA in DAD, cioè entro nell'aula vuota, con tutto il trafelamento surreale di chi si precipita per arrivare puntuale a un appuntamento con nessuno. Ora dovete sapere che, dato che alcuni PC in dotazione appunto per queste situazioni sono spariti, o sono spariti i cavi, o le batterie, è obbligatorio che il computer passi direttamente di mano in mano, di docente in docente, da un'ora all'altra, senza restare incustodito nemmeno un secondo. Quando entro, durante quello che dovrebbe essere l'intervallo, il PC non c'è: il collega prima di me se l'è traghettato, in mia attesa, nella classe accanto. Solo che io nella classe accanto non ci posso entrare per un motivo che adesso non è il caso che riveli qui. Vengo salvata da un altro collega ancora, che per pura galanteria mi recupera il PC. Mi collego. Devo interrogare per dei recuperi e dunque non ho tempo di imporre uno sfondo comune, ma inavvertitamente cito il dugongo, che viene eletto all'unanimità animale definitivo - è così che mi ritrovo a fare lezione a 20 dugonghi in religioso silenzio.
Aspetto che arrivi la docente dopo per consegnarle il PC, ma lei non arriva mai. Decido dunque di portarmi il malloppo dietro, giù per due piani, poi attraverso il cortile, ingresso nel palazzo di fronte, su per tre piani, e intanto incontro colleghi amici, più di uno con la borsa da una parte, i libri dall'altra, il PC sotto braccio, una coda pendente di cavi. Ci facciamo ciao con gli occhi, come si può, strabuzzando un po' le orbite, con il fiatone compresso nella ffp2.
In TERZA la situazione è un po' mesta. Ieri è emersa una ragazza positiva e dunque non solo sono pochi, ma anche distanziati. Non possono nemmeno spartirsi le carote. Perché questa è una classe salutista, e c'è uno spaccio di carote che nemmeno vi potete immaginare. Mi collego con i 'distanti' e decidiamo che il tema della giornata è capodanno, un po' perché uno di loro se lo è fatto in quarantena e deve recuperare, un po' perché bisogna risollevare il morale alla truppa. Così mi ritrovo quattro volti in un tripudio di fuochi d'artificio, una trombetta e... Ciccio Gamer. 'X leva subito Ciccio Gamer!' 'Ok prof. Va bene un raudo?' . E raudo sia. Forse per contrappasso, visto che chi BIIIP a Capodanno BIIP tutto l'anno, ci buttiamo nei tormenti d'amore di Cavalcanti. Lette un po' di poesie comincio a chiedere, soprattutto ai maschietti, se hanno mai sofferto per amore, se si sono mai sentiti gli spiriti vitali che fuggivano via, lacerandoli e squassandoli, provocandogli un dolore anche fisico, uno strappo, svuotandoli di tutto, lasciando solo l'involucro di quello che sono, come un guscio vuoto, e tutto per colpa di Amore, benedetto maledetto Amore che ti trafigge con i suoi dardi mentre una donna immersa in un'aura angelica ti guarda, ti guarda e basta, e in quello sguardo sono già inscritti tutti i più nefasti segni di un'irrimediabile catastrofe. Solo uno, coraggioso, ammette di essersi sentito così. Di sentirsi così tutt'ora. Uno studente, più il collega di sostegno, che ha cominciato a raccontarci le sue rocambolesche disavventure giovanili. Io ho glissato, perché in questa classe già sanno che sono caduta in un secchio di letame davanti al primo, grande amore della mia vita - episodio che ritengo sufficiente per tutto l'anno.
Invasata da tutte quelle sofferenze d'amore, di Cavalcanti, del collega, dello studente, e pure le mie, ho tirato cinque minuti oltre il suono della campana. Erano tutti li, anche i distanti, mentre lanciavo loro la mia maledizione: 'Chi non ha mai sofferto per amore non si preoccupi... È solo questione di tempo '.
Il raudo, quando l'ho salutato, l'ho visto un po' teso.
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