Il giorno 26 è una perfetto riassunto dell’assoluta bipolarità che si vive a scuola.
E’ lunedì, piove, che schifo.
E’ finito lunedì, non piove più, che meraviglia.
Mi è caduto un tomone di italiano, volume 2 (dal Barocco a Leopardi) dall’armadietto posto a un metro da terra secco sul mignolo del piede, che lo so che non si chiama così ma io me ne arrogo il diritto.
Comunque che schifo, che male, voglio scappare.
Ho incontrato davanti alle macchinette un’alunna di QUARTA che non vedevo da due settimane, lei era in alternanza scuola-lavoro, non so perché e per come io non vedevo l’ora di riaverli in classe e lei quando mi ha visto si è commossa. Che meraviglia, non vorrei essere davvero in nessun altro posto al mondo.
Il peso del sapere, le sveglie alle 6, un mignolo che sembra un peperone, degli adolescenti sgarruffati che abbraccerei se non fossi la loro prof, manteniamo un minimo decoro, almeno fino al suono della campana, almeno finché piove, finché è lunedì, che poi non piove più, arriverà sabato e la lunga estate e mi mancherete, che sòla, che sole, che meraviglia, che lavoro assurdo.
Il più bello del mondo.
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