“Ero in questa classe dove tutti parlavano di questo animale marino, una specie di crostaceo, il lonfo.”
A fine maggio faceva già un caldo becco, eravamo tutti stremati, sudaticci ed esauriti, e uno spettro si aggirava per l'istituto - non era però lo spettro del comunismo, anche se del comunismo, ahimè, ahiloro, avrebbe fatto la stessa fine. Era lo spettro dei miei lonfi, di cui ormai tutti parlavano mandandomi strani SMS, un po' perché loro, i lonfi, erano diventati figure quasi mitologiche, e un po' per i (de)meriti conquistati sul campo, tipo una sospensione di 6 lonfi in un colpo solo. BAM!
Giugno poi è arrivato come una mannaia, calando il suo colpo su 4 di loro. Ho chiamato i genitori dalla stanza della dirigenza, già mi sentivo male, mi sentivo il boia, da quel posto lì poi ancora peggio, proprio come essere il mega direttore galattico che si fa un solitario con le lettere di licenziamento sorseggiando whiskey senza ghiaccio, ma che dico, restiamo alla metafora iniziale, come essere il magnate d'industria che licenzia l'operaio dopo trent'anni di catena di montaggio per un bullone bullonato male, e invece avrei voluto gridare nella cornetta 'lonfi di tutto il mondo, unitevi!' e scendere giù in cortile intonando i cori da stadio che hanno tormentato gli ultimi due mesi scolastici seguita da folle oceaniche di anime ribelli, avrei voluto ma no, in fondo sapevo che era giusto ('è tutto giusto il mio disgusto') quello che era accaduto, ma sti cazzi, l'ambasciatrice che annuncia pene è davvero un ruolo disgraziato, disgrazia duplicata da madri affrante e oneste, 'mio figlio è un co***one' e anche 'prof io nemmeno bevo, come posso consolarmi?' non lo so signora mia, non è mai troppo tardi, certo che lei così non mi aiuta, dovrebbe farmi venire il nervoso, non commuovermi, questo è scritto nel gioco delle parti, e comunque adesso io devo mettere un punto se no chi mi legge va in crisi respiratoria.
Punto.
A capo.
La mannaia a giugno è brutta, ma a settembre è anche peggio, un vero capolavoro di sadismo. Sul finire dell'estate altri tre lonfi ci hanno lasciato. Due dopo la lenta agonia degli esami, uno perché ha gettato la spugna (forse era davvero una creatura degli abissi marini) senza nemmeno provarci. Dei 7 lonfi perduti 5 mi sono svaniti nel nulla, e sono quelli per i quali più ho combattuto, fatto, bregato, telefonato, contrattato, con il CDC i genitori gli educatori gli assistenti sociali il personale ATA la dirigenza la vicepresidenza eppure niente, non è servito a niente, loro bocciati e io fessa, fissa sulla domanda consueta: qual è stato il momento in cui hanno firmato la loro condanna e io non l'ho capito? Quale la svolta, la maledetta sliding door, la buccia di banana? Sono quei pensieri che boh, mi verrebbe da sedermi in un angolo col broncio a pensare non mi affeziono più non combatto più non ci provo più non mi innamoro più non ci gioco più e basta, vivo ebete come un vegetale ebete dopo aver sbattuto almeno un tot di volte i piedi per terra. Del resto anche gli altri lonfi, quelli promossi, ormai sono sparpagliati un po' ovunque, chimici, informatici, geometri, elettronici, li incontro sulle scale e mi salutano col sorriso largo, ma sono sempre di fretta, anche io lo sono, e più passa il tempo più le frasi si assottigliano, il sorriso si restringe, l'affetto diventa color seppia e la mia faccia si scolla dal loro album dei ricordi lasciando solo l'impronta gialla di quello che è stato. Sono già altro, sono già altrove, non più LA SECONDA, non più lonfi ma piccoli ominidi proiettati a bomba verso il futuro. È giusto, lo so ('è tutto giusto il mio disgusto') ma tant'è.
Non so come chiuderla, lonfetti. Mi tengo i vostri disegni, le icone che avevamo salvato, questa storia stramba che ci siamo costruiti intorno, e tutti i giorni insieme. Odio gli addii e detesto i finali tristi. Per fortuna c'è la scrittura, questo posto che non mi lascia mai e dove sento che ci incontreremo ancora ...
E comunque, ora e sempre: 'il lonfo è morto, evviva il lonfo!'
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