La scuola è di chi non ha voglia di studiare, e trova sempre una scusa, ma intanto a scuola ci viene, senza troppe scuse.
La scuola è di chi arriva sempre in ritardo, ma prima o poi si può star certi che arriva - a volte, semplicemente, perché non ha un posto migliore dove andare.
La scuola è di chi imbroglia, di chi copia, di chi ruba, ma poi si prenderebbe tutte le colpe che invece non ha per coprire quel compagno che quella volta gli è stato vicino mentre tutti scappavano via.
La scuola è di chi dorme sul banco perché ha lavorato fino a tardi la sera prima, o perché ha ancora troppa paura del buio per addormentarsi la notte, da solo, senza nessuno a cui dare la mano.
La scuola è di chi è sempre senza libri, perché li ha venduti, perché non li ha comprati, perché ci si è preso il fumo o un paio di scarpe in grado di levargli di dosso il marchio di una differenza.
La scuola è di chi sbaglia.
La scuola è di S., che se non viene a scuola va in strada a spacciare. È di V., che sta muto perché non capisce, o forse perché noi non capiamo. È di S., che ha un debito con la giustizia e di G., che invece è a credito con la vita, e pensa che il modo migliore per riscuoterlo sia spaccarsi le nocche contro un muro.
La scuola è di chi si ribella.
La scuola è di chi la odia.
La scuola è di chi fa il furbo, di chi insulta i prof, di chi disturba, di tutti i Franti che sghignazzano a dottrina, di chi combatte in ogni istante contro quella voglia di essere a scuola che non si può mai ammettere di avere.
La scuola è di chi non ci riesce, ma ci prova, e anche di chi non ci prova, ma ci riesce lo stesso.
La scuola è di tutti quelli a cui il destino non ha servito nemmeno una fottutissima carta buona, eppure stanno lì, a giocarsi la partita fino in fondo, una partita che sanno non vinceranno mai.
Una partita che non dovrebbe nemmeno averli, vincitori e vinti.
Per questo la scuola è soprattutto loro: di chi non se la merita.
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